Costituito da cinque esperti di alto standing accademico e professionale, il Comitato Scientifico di UNIS&F ha l’obiettivo di intercettare i trend in tema di formazione e innovazione per aiutarci a definire gli ambiti d'intervento futuri.

Grazie al loro contributo sarà possibile indirizzare i nostri interventi in maniera ancora più efficace e mirata, su temi quali la fuga dei talenti, la ricollocazione di fasce di lavoratori adulti e l'impiego dell'intelligenza artificiale nel mondo del lavoro. Scopriamo insieme chi sono i membri del Comitato.

I membri del comitato

Riccardo Borsari

Riccardo Borsari

Professore associato di Diritto Penale presso il Dipartimento di Diritto Pubblico Internazionale e Comunitario dell'Università degli Studi di Padova. Presidente dell'Organismo di Vigilanza ex D.Lgs. 231/2001 in società e gruppi nazionali e multinazionali. Ha fondato e dirige l'"Osservatorio 231" (sull'applicazione del D.Lgs. 231/2001 nel Triveneto), collabora stabilmente con il Sole 24 Ore.

È felice di far parte di questo Comitato Scientifico perché si interessa fortemente al tema del rapporto tra diritto ed economia e progresso scientifico-tecnologico. In particolare, cerca di capire come determinati fenomeni extra giuridici impattino sul diritto, quindi questa è per lui un’ulteriore occasione di confronto con altri.

Salvatore Capasso

Direttore del Dipartimento scienze umane e sociali, patrimonio culturale del CNR e professore ordinario di Politica Economica presso l'Università di Napoli Parthenope. É membro del CdA del Museo Archeologico Nazionale. Si è sempre occupato di sviluppo economico, di corruzione, di criminalità e crescita economica. I temi dello sviluppo sono quelli che lo interessano di più, anche se gli impegni non gli permettono di dedicarci il tempo voluto.

Apprezza molto l’opportunità di partecipare al Comitato perché il confronto è sempre prolifico di opportunità. Ritiene la formazione la variabile fondamentale in un processo di cambiamento tecnologico molto forte perché il capitale umano determina la crescita.

Matteo Marchiori

Consulente specializzato in transizione digitale, automazione e robotizzazione dei processi, con particolare attenzione all'applicazione dell'intelligenza artificiale. Ha maturato una significativa esperienza in Telecom, per poi diventare CIO di Almaviva Brasil. Attualmente collabora con il LEF (Lean Experience Factory) e Customer Analytics Italia. Ha lavorato per
molti anni in Brasile, con 20000 lavoratori sotto la sua responsabilità.

Proprio questa esperienza l’ha aiutato a capire che si possono ottenere risultati impressionanti con l’automazione di processo (70% di recupero di efficienza). Ritiene che la demografia debba essere guardata come pilastro dell’economia e che la tecnologia, in realtà, non faccia perdere posti di lavoro, anzi ne crei di nuovi. Dal suo punto di vista, infatti, mancano profili e strade che aiutino il paese in un percorso di transizione.

Daniele Marini

Sociologo e saggista, professore di Sociologia dei processi economici presso l'università di Padova. Ha concentrato la sua attività di studio e di ricerca in particolare sui modelli di sviluppo sociale ed economico, sulle trasformazioni delle culture del lavoro imprenditoriale e dei lavoratori. Dal 2013 direttore scientifico di Community Research & Analysis, è attualmente editorialista de Il Sole 24 Ore e dei quotidiani del gruppo GEDI Nordest. Collabora da quasi 10 anni con Federmeccanica, occupandosi di sondaggi e ricerche.

I temi che segue con passione sono la trasformazione delle imprese e dei lavoratori, tema oggetto di diverse sue pubblicazioni. Pensando al claim di UNIS&F, “tra il sapere il e saper fare" aggiungerebbe "Il saper essere” aggiungerebbe “saper diventare” sulla base delle potenzialità. Vale a dire che a parità di condizioni bisogna saper costruire un piano di carriera. Consapevoli che le nuove generazioni non stanno più in azienda per 10 o 20 anni perché cercano costantemente nuovi stimoli.

Rossella Sobrero

Presidente di Koinètica, docente di Comunicazione sociale all'Università degli studi di Milano e di Marketing non convenzionale all'Università Cattolica. Progetta e gestisce campagne di comunicazione e corsi di alta formazione per organizzazioni pubbliche e private. Collabora con alcune testate giornalistiche e ha pubblicato diversi volumi sulla CSR e sulla comunicazione sociale. Si occupa da tantissimi anni di sostenibilità e responsabilità sociale di impresa.

Manifesta soddisfazione nel vedere il cambiamento di questi anni rispetto a questi temi e nel vedere come le imprese siano state in grado di far proprio il valore della sostenibilità all’interno della propria Governance. Conosce il mondo delle imprese e ha scritto molti libri sul tema del green washing. Ritiene la formazione cruciale, sempre, ma ancor più in questa fase. Nelle aziende c’è molto bisogno di up-skilling e di re-skilling, cioè di formazione sulle competenze che le persone non posseggono per poter agire sul proprio ruolo alla luce degli importanti cambiamenti in atto.

Le prime riflessioni

"Non si può fermare il cambiamento, chi cerca di fermarlo impiega più energia di chi lo asseconda. I temi della formazione sono cruciali, sempre, ma ancor più in questa fase. Una delle difficoltà maggiori è “cambiare mentalità”, avere una visione sistemica, non troppo verticale. Anche il dialogo intergenerazionale è diventato fondamentale, specie nel nostro Nordest, dove stanno emergendo i primi Manager della Felicità. Figure specifiche che si occupano del benessere dei dipendenti, avendo la capacità di ascoltare chi non si sente più a loro agio nel loro lavoro, definendo percorsi per acquisire competenze nuove utili a metterle nella condizione di lavorare volentieri."
Rossella Sobrero.

"La formazione è la variabile fondamentale perché il capitale umano determina la crescita. La formazione assume una connotazione particolare, in un processo di cambiamento tecnologico molto forte. Si innesca, tra l’altro, in fenomeni di forte evoluzione geopolitica che porta a cambiamenti veloci del contesto di riferimento globale. Il cambiamento demografico cambia la struttura socio-economica del paese. Avere molti più anziani rispetto ai giovani, ha come effetto la necessità di adattamento da parte delle imprese. Il welfare non è più in grado di sostenere le esigenze che sono aumentate. Il cambiamento va governato e ciò richiede tempo."
Salvatore Capasso

"Risulta più importante non tanto la formazione tecnica (che dobbiamo dare per scontata), quanto il tema culturale. Il mondo sta davvero cambiando, in termini epocali, anche solo sul fronte del diritto. Basti pensare, estremizzando, che a Singapore è stato nominato Amministratore un algoritmo. Fa sorridere ma da un punto di vista giuridico diventa difficilmente gestibile. Di fatto i cambiamenti sono ovunque importanti, ma la tendenza è quella di rimanere legati a vecchi schemi. Non va buttato via tutto, ma non si può neppure pensare di adottare restyling di facciata. Quindi bisogna sviluppare una sensibilità differente da un punto di vista culturale."
Riccardo Borsari

"Abbiamo un problema di leadership, in particolare nel triveneto, dove le aziende famigliari fanno fatica a cambiare stile di gestione. Rispetto al tema tecnologico, poi, a fronte di una rapidità di cambiamento, bisogna agire con tempi adeguati, senza forzature perché la velocità fa perdere la partecipazione. Il cambiamento vero viene dal basso. Accanto al tema della denatalità, poi, va aggiunto il fattore “new generation” che nasce digitalizzata e e ha approcci all’apprendimento differenti da quelli noti. L’approccio culturale della nuova generazione non è legata alla conoscenza, ma alla ricerca dell'informazione. Diventa fondamentale, dunque, provare a combinare un approccio tecnico con uno più esperienziale e in questo la tecnologia può aiutare."
Matteo Marchiori.

"Non stiamo vivendo un’epoca di cambiamento ma un cambiamento d’epoca. Non è storicamente il primo,
basti pensare all’avvento della società industriale. Il sistema welfare e il sistema scolastico sono nati lì; la cultura del lavoro è nata lì. Quindi, oggi come allora, il salto richiesto è anche cognitivo. Gli strumenti tecnologici fanno apprendere in maniera completamente diversa. Studi di carattere neurologico, dimostrano che gli schemi cognitivi sono radicalmente diversi nei giovani digitalizzati. La loro soglia di attenzione è prossima ai 30 secondi e apprendono con tecnica esperienziale, più che teorica. L’investimento in formazione deve essere continuo e non bisogna più trasmettere contenuti ma fornire strumenti per interpretare."
Daniele Marini