Quali sono le regole d’oro della scrittura nel mondo del web e dei social?
Credo che le regole d’oro della scrittura siano ancora le 5W anglosassoni: who, what,
when, where, why (chi, cosa, quando, dove, perché). Ma con una differenza. Il lettore del web e dei social ha meno tempo, meno cura e meno pietà. Per essere letti e apprezzati bisogna aggiungere la sesta W: well. Bisogna scrivere bene. Evitare parole inutili e paroloni. Titolare chiaramente. Tagliare senza pietà.
Qual è il modo migliore per coinvolgere il lettore?
Lo stesso con cui coinvolgiamo le persone a cui vogliamo bene. In una bella serata tra amici riusciamo, senza rendercene conto, a essere contemporaneamente simpatici e seri, indecisi e sicuri, rilassati ed eccitati.
Non ci preoccupiamo di coinvolgere: ci riusciamo perché siamo a nostro agio. In realtà seguiamo una logica innata che passa attraverso tre fasi. Se impariamo a liberarle anche scrivendo, i risultati arrivano da soli.
Perché “non e-mail troppo tardi?”
Perché i nuovi strumenti di comunicazione hanno triplicato le possibilità. Sono più difficili da usare ma arrivano dappertutto a costo zero. Bisogna imparare a sfruttarli. Anche a sessant’anni. Anzi, meglio a sessant’anni.
In un mondo in cui la pianificazione della comunicazione gioca un ruolo di primo piano, c’è sempre tempo per un’ultima azione mirata che conquista il cliente? È quindi più importante essere tempestivi o essere incisivi?
Ho paura che la cosa più importante tra “tempestivi” e “incisivi” sia “ripetitivi”. Non lo siamo quasi mai, giustamente spaventati di apparire pedanti, noiosi, ossessivi. Ma la storia dimostra che senza insistere non si arriva da nessuna parte. Ma se imparo a comunicare, parlare e scrivere meglio, posso anche permettermi di essere ripetitivo senza farmi odiare.
Nei suoi corsi integra cinema e scrittura. Qual è il legame?
La lingua parlata è molto diversa dalla lingua scritta. Non solo in italiano. Un testo che
avete trovato bellissimo al cinema è quasi sempre illeggibile sulla carta. Vi appare proprio scritto male. Dal monologo breve di Blade Runner (“Ho visto cose che voi umani”) al lungo monologo finale di Marlon Brando in Apocalypse Now, i testi sono spesso sgrammaticati. Da segnare con la
penna rossa. Eppure sono vincenti, caldi,indimenticabili: perché accendono emozioni, anche dopo trent’anni. Ci aiutano a capire che la semplicità è vincente e che le costruzioni complicate sono deleterie. Nel nostro pigro linguaggio scritto, una frase mitica come “Dici a me? Ma dici a me? Ehi,
ma con chi credi di parlare?” di Robert De Niro in Taxi Driver, diventerebbe: “Ritengo che lei si stia rivolgendo alla mia persona. Lei non sa chi sono io: la invito a cambiare radicalmente atteggiamento”.