Quest’anno il GDPR ha compiuto quattro anni, anni nei quali la sensibilità e la consapevolezza verso il settore della protezione dei dati è andata in crescendo, assieme alla capacità delle aziende, pubbliche e private, di difendersi dalle violazioni.
Tuttavia, se da una parte si evolvono le difese, dall’altra anche le minacce si fanno sempre più subdole e le tecniche di attacco più sofisticate.
Lo dicono i dati rivelati dal Garante nell’ultima relazione annuale, dalla quale è stato confermato un trend in esponenziale crescita dei fenomeni di violazione dei dati, aumentati, rispetto allo scorso anno, del 49,3%. Parliamo di una tendenza che ha interessato, quasi alla pari, soggetti pubblici (50,5%) e privati (49,5%) e che ha visto un aumento delle violazioni, passate da 1387 a 2071 nell’arco di un solo anno.
Al primo posto come causa delle violazioni dei dati, anche per quest’anno, gli attacchi informatici, che così confermano il loro primato per il quarto anno di fila.
Un andamento che trova riscontro a livello mondiale, come riporta il Rapporto Clusit 2022, il quale denuncia non solo un aumento degli attacchi del 10%, ma anche una loro maggiore severità dettata, fra le altre cose, dalla connessione con la criminalità organizzata.
Sebbene, quindi, oggi le aziende non siano sole e possano contare sull’aiuto del Garante, che in questi anni si è fatto sempre più presente nell’assistenza ai titolari, tuttavia il ruolo da protagonista rimane in capo a loro.
Il primo fronte di difesa resta comunque nelle mani dei titolari, a cui spetta il compito non solo di adottare buone pratiche nella gestione dei dati personali, ma anche di rimanere al passo e di approntare, sia sul piano tecnico che metodologico, costanti e continue prassi per ridurre le proprie vulnerabilità e prevenire possibili attacchi.
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