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Pubblicata il 30 marzo 2022

Nel contesto globalizzato attuale, spesso si assiste a grandi quantità di trasferimenti transfrontalieri di dati personali.
Con l’avvento del GDPR, tuttavia, la protezione offerta dal regolamento permane e segue i dati, indipendentemente dal luogo in cui gli stessi transitano e arrivano.
Questa protezione extra-territoriale, se da una parte offre indiscutibili garanzie, dall’altra pone altrettanto importanti problematiche, soprattutto quando i dati sono oggetto di trasferimento verso Paesi che non sono membri dell’UE e che, soprattutto, non vantano equiparabili livelli di protezione rispetto a quello offerto dal nostro regolamento.
Il tema è assai sentito, anche in considerazione del fatto che un trasferimento al di fuori delle ipotesi previste dal Regolamento costituisce una violazione del GDPR, sanzionata a livello pecuniario con la massima pena e integrante anche profili penalistici.
La padronanza degli strumenti che il GDPR offre per consentire i trasferimenti è, quindi, imprescindibile, anche alla luce della difformità normativa che contraddistingue i rapporti con gli usuali partner commerciali extra UE e, oggi forse più che mai, in ragione dell’invalidazione del Privacy Shield, che ha aperto un vuoto previsionale con riguardo ai rapporti con gli USA.

Per informazioni:
Tel.: 0422 916417
E-mail: privacy@unisef.it

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